Libri dentro i libri: dal riuso al recupero dei manoscritti ebraici

Una piccola storia sulla grande importanza del patrimonio archivistico e librario italiano e sui suoi tesori nascosti.

Il riuso delle pergamene e di frammenti di manoscritti membranacei e cartacei per le legature è una pratica antica che si è diffusa in Europa e in particolare in Italia sin dal Medioevo per diverse ragioni: dalla resistenza del materiale ai suoi costi molto elevati, alle conseguenze delle persecuzioni.

Quest’ultimo aspetto riveste un ruolo importante nel caso dei manoscritti ebraici. I provvedimenti discriminatori e persecutori comportavano infatti la confisca dei libri sacri; in diversi casi la loro distruzione; in altri la loro vendita attraverso i più disparati canali.

Quale ne sia stata la ragione, per lungo tempo, come effetto di questa pratica, sia nelle abbazie sia nelle botteghe dei legatori si fece un ampio utilizzo di questi frammenti per rilegare libri antichi o atti e registri notarili.Molti di questi frammenti sono dunque ancora oggi nascosti; altri sono stati invece disvelati, arricchendo la nostra conoscenza e portando alla luce opere inedite.

Medieval Hebrew Manuscripts Reused as Book-bindings in Italy è un nuovo libro, edito da Mauro Perani ed Emma Abate che “offre la rassegna più completa e aggiornata su circa sedicimila frammenti di manoscritti ebraici riutilizzati come legature e conservati in centinaia di biblioteche e archivi in Italia”.
Si tratta di un contributo importante in quanto il volume getta luce su testi finora sconosciuti e su circa 160 codici talmudici.

Il team di restauratori e legatori del laboratorio di restauro di beni archivistici e librari della Fratielivi, che ha curato il recupero di molti dei preziosi frammenti di manoscritti ebraici citati, è lieto di aver dato il suo apporto nella riscoperta di questi tesori.
Da un lato essi ampliano la nostra conoscenza. Dall’altro, confermano, ancora una volta, l’incredibile rilevanza del nostro patrimonio archivistico e librario, posto troppo spesso al margine delle discussioni e dei richiami sull’importanza dei beni culturali italiani.

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